Cucinare come forma di espressione
Il modo in cui cuciniamo dice molto di noi, ad esempio ci fa capire quanto siamo creativi, quanto siamo in grado di fronteggiare un imprevisto (vi è mai capitato di essere alle prese con una ricetta e nel bel mezzo della sua realizzazione accorgervi che vi manca un ingrediente essenziale?), quanto sappiamo essere pazienti nel differire una gratificazione e quanto siamo capaci di affrontare una delusione, qualora la nostra ricetta risultasse al di sotto delle aspettative o il forno decidesse di giocarci qualche brutto scherzo.
Cucinare è un modo per dimostrare affetto e attenzione a chi ci è vicino e condividerà con noi quelle pietanze. Ma è anche un modo per prenderci cura di noi stessi ed esprimere il nostro umore: oggi cucino questo perché è in sintonia con il modo in cui mi sento. Se cuciniamo solo per noi stessi abbiamo l’occasione di metterci in gioco senza sentirci giudicati, liberi di lasciarci andare ed essere noi stessi, e liberi di valutare i risultati che avremo raggiunto senza paura di essere criticati. Inoltre è risaputo che prendersi cura di sé stessi ha il potere di rendere più felici.
Da soli o in compagnia
A seconda che ci si dedichi all’arte culinaria da soli o in compagnia, obiettivi, effetti e benefici variano.
Cucinare da soli ci permette di ritagliarci del tempo esclusivamente per noi stessi, organizzarci, gestirci, prendere l’iniziativa, decidere come comportarci, ad esempio se seguire un piano prestabilito o mettere in gioco la nostra creatività. E il risultato (se tutto sarà andato bene) sarà una gratificazione alle nostre abilità.
Se cuciniamo in gruppo, condividiamo un’esperienza, ci confrontiamo con gli altri, collaboriamo per il raggiungimento di un obiettivo comune, dividiamo i ruoli e gli spazi, cementiamo l’intesa e otteniamo una gratificazione che riguarda il lavoro di squadra e la capacità di interagire più che le singole abilità.
Fonte: stateofmind.it